Del canto, del tempo e della sofferenza

vuoto-interiore-ricerca

Canto
le stonature dell’esistenza con voce stonata
cerco nelle dissonanze l’assoluzione di essere come sono.

Quando
rimango solo in questo spazio senza fine
senza te
senza amore
e follia,
canto, muto.
Mi nutro del vuoto che il tempo ha dilatato.

Le cicatrici
di una vita vissuta
nell’addio indifferente
nel bacio negato
in un muto dialogo
e la perenne assenza,
appartengono al dolore che ho elaborato.
Ora intessono un prezioso ricamo sul mio cuore.

Dalle lontane terre del nord in una calda giornata di fine gennaio, mi chiama per piangere del silenzio indifferente della sua amata.
Scriverò per te, di te.
Forse un po in ritardo solamente per dirti, Gëorge, il silenzio non è moneta ma sofferenza, anche per chi tace.

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